ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO - ETS

RIFIUTI: NO AGLI INCENERITORI IN SICILIA

Le associazioni chiedono alla regione di non cedere alle pressioni del governo nazionale e di redigere un Piano che non preveda nell’isola gli inceneritori.

Con una raccolta differenziata spinta e l’uso delle moderne tecnologie a freddo, accompagnate da una forte spinta alla riduzione dei rifiuti e dalla introduzione della tariffa, in Sicilia non avremo bisogno di discariche e inceneritori.

LEGAMBIENTE – RETE RIFIUTI ZERO – WWF

COMUNICATO STAMPA

Le notizie di stampa relative al redigendo piano dei rifiuti regionale sollevano molte perplessità e preoccupazioni.

Che il governo nazionale avesse insistito per dichiarare l’emergenza in Sicilia a soli fini strumentali era evidente sin dal primo momento. Nell’attuale quadro normativo, infatti, l’emergenza è la condizione indispensabile perché si possa aggirare la normativa europea e consentire che gli inceneritori accedano al CIP 6, gli aiuti di stato destinati alla produzione di energia rinnovabile. E senza questo surrettizio “sostegno” gli inceneritori non si possono costruire perché sono talmente inefficienti da non essere bancabili.

La forte spinta del governo nazionale aveva quindi esplicitamente il solo scopo di riaprire la possibilità di realizzare gli inceneritori in Sicilia, fino a quel momento chiusa non solo per scelta del governo regionale ma soprattutto per l’impossibilità materiale delle imprese di accedere al credito.

La strumentalità dell’iniziativa del governo Berlusconi è ancor più evidente se si pensa che la Sicilia è formalmente in “emergenza” mentre lo stesso strumento d’intervento straordinario non è stato attualmente previsto per Napoli e la sua provincia, letteralmente sommerse dalla “monnezza”. È sufficiente solo un po’ di buon senso per stabilire quale delle due situazioni sia più grave e necessiterebbe eventualmente di poteri speciali per avviare un rapida soluzione, ma in Campania la costruzione di ben cinque inceneritori è già stata avviata con la vecchia emergenza e quindi in questo momento, nonostante il nuovo scandalo internazionale, per il governo non serve un altro intervento straordinario.

Per queste banali ragioni, accettare come ha fatto il governatore Lombardo di sottoscrivere l’ordinanza con cui si dichiarava l’emergenza in Sicilia è stato un grave errore. Pensare peraltro di barattare questa disponibilità con la sua nomina a commissario e con l’assegnazione di 200 milioni di euro di fondi FAS per organizzare la gestione integrata dei rifiuti è stata quanto meno una grande ingenuità. Era evidente che il governo nazionale non avrebbe assegnato nemmeno un euro senza avere prima la certezza che il piano d’emergenza, attualmente in fase di redazione, prevedesse la realizzazione degli inceneritori. Anzi, visto che la bozza di piano (in realtà si trattava solo di un documento che ne indicava le linee strategiche) aveva fatto una scelta diversa, il governo per tramite di Bertolaso ha pesantemente criticato il documento rifiutando di sottoscriverlo, condizione prevista per la sua approvazione dall’ordinanza che dichiara l’emergenza in Sicilia.

Quale sia la posta in gioco oggi appare oltremodo chiaro guardando a ciò che è avvenuto negli ultimi due anni in Campania. L’emergenza si è chiusa avviando la costruzione di ben cinque inceneritori, nonostante in almeno metà della regione vi fossero già percentuali altissime di raccolta differenziata (addirittura ne è stato previsto uno pure in provincia di Salerno dove la raccolta differenziata supera abbondantemente il 60%, con la città capoluogo vicina all’80%. Per farlo funzionare bisognerà abbandonare la raccolta differenziata o importare rifiuti da fuori). Nella zona della crisi, Napoli e Caserta, nel breve periodo si sono riaperte e militarizzate discariche chiuse perché altamente inquinanti, mentre per la raccolta differenziata non si è fatto assolutamente nulla. Tutto ciò non è casuale: per costruire gli inceneritori ci sarebbero voluti almeno 4 anni mentre la raccolta differenziata poteva raggiungere risultati importanti in pochi mesi e a quel punto sarebbe stato difficile spiegare la costruzione d’impianti tanto costosi quanto inutili.

La strategia del governo nazionale per la Sicilia è la stessa. Dopo la “bocciatura” del documento di piano, sui giornali sono apparsi segnali evidenti di una nuova disponibilità da parte del commissario Lombardo e dei suoi uomini a pervenire ad un compromesso con il governo nazionale. Compromesso che dovrebbe consistere nella realizzazione di due grandi inceneritori a Palermo e Catania. Sarebbe un grave errore fare questa scelta non sulla base di ragioni scientifiche ed economiche quanto piuttosto per ragioni politiche. Le linee guida fatte redigere da Lombardo a una commissione di esperti nel dicembre del 2009, la riforma approvata nell’aprile 2010 e gli stessi lavori della commissione che stava redigendo il piano d’emergenza fino allo stop del governo nazionale, erano arrivati a conclusioni diverse: tra gli scenari alternativi presi in considerazione quello dell’incenerimento in impianti dedicati veniva chiaramente considerato il meno conveniente e si puntava con più convinzione sulla raccolta differenziata spinta, sul trattamento meccanico-biologico ed, eventualmente, sul co-incenerimento in impianti già esistenti (cementerie, industrie di laterizi). Peraltro, in queste ultime settimane anche Confindustria è pervenuta alle medesime conclusioni elaborando un circostanziato documento finalizzato a proporre la creazione di un sistema di gestione dei rifiuti fondato sul rafforzamento del sistema industriale già esistente in Sicilia.

In questo contesto, le nostre Associazioni sottolineano con forza che evitare la costruzione di inceneritori e realizzare impianti di trattamento meccanico biologico integrati con impianti di estrusione a freddo, come già previsto dalla commissione Cancellieri, può consentire in un breve periodo, in alternativa alla produzione di CDR da bruciare nei cementifici, il recupero e la valorizzazione della quasi totalità delle risorse presenti nella frazione residuale in un percorso verso la strategia Rifiuti Zero in linea con l’esigenza di una gestione sostenibile dei rifiuti come ci impone la crisi ambientale, economica ed energetica che stiamo vivendo.

Per la prima volta, rifiutando la costruzione di inceneritori in Sicilia, questione molto importante per lo sviluppo della nostra regione, si sono trovati sullo stesso fronte governo, industriali e ambientalisti. Si tratta di una fatto eccezionale che va valorizzato come segnale di una crescita della società siciliana e del dibattito sullo sviluppo reale del nostro territorio.

Ci auguriamo che il governo regionale non voglia metterlo in discussione con una giravolta incomprensibile, facendo prevalere la tattica e un compromesso al ribasso su una strategia complessiva che può trasformare anche in Sicilia il problema rifiuti in una risorsa. Una risorsa per i cittadini e per il sistema produttivo siciliani, non per i grandi gruppi del nord che in questi anni hanno sempre più spesso abbandonato la produzione industriale per occuparsi di speculazioni finanziarie. E in fondo, i grandi inceneritori sponsorizzati dal governo Berlusconi cosa sono se non una nuova forma di speculazione finanziaria?

Chiediamo inoltre che il Piano, prima della sua approvazione, sia presentato alle associazioni ambientaliste e sindacali nel rispetto della normativa vigente che contempla un procedimento pubblico in questa materia: esso deve completare la legge 9/2010 nelle sue parti mancanti ed essere redatto conformemente alle soluzioni adottate dalla attuale commissione prima delle pressioni del Governo Nazionale, nelle quali non si prevedeva il ricorso agli inceneritori.

Legambiente Sicilia
WWF Sicilia
Rifiuti Zero Sicilia
Palermo 27/11/2010

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