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Zingaro: IO C’ERO, grande evento ambientalista a 39 anni dalla grande marcia

Nelle foto. L’ultima nostra partecipazione per la tutela dello Zingaro, invitati dall’associazione Basta Roghi, del 25 agosto 2017

Non possiamo come associazione promotrice di quella grande svolta ambientalista non aderire all’iniziativa promossa dalla Riserva dello Zingaro: “IO C’ERO, 39^ ANNIVERSARIO DELLA MARCIA DELLO ZINGARO” che si svolgerà SABATO 18 MAGGIO presso la riserva.

FB EVENTO: https://www.facebook.com/events/2258053357605477/

Noi c’eravamo da protagonisti (leggi sotto la testimonianza di Franco Russo) e saremo presenti con il nostro vessillo… uguale a quello di 39 anni fa: IL PANDA ! VIENI ANCHE TU ! Ci vediamo all’ingresso riserva lato Scopello alle ore 10 ! NON MANCARE SIA CHE C’ERI SIA CHE…. CI SARAI ! Vieni con i tuoi bambini che saranno i futuri paladini in difesa dell’ambiente e del territorio !

Di seguito la testimonianza di Franco Russo (WWF) nella premessa di una guida pubblicata nel 1991 dalle Edizioni Arbor per la collana “Le Riserve di Sicilia” – Lo Zingaro

Quel 18 maggio 1980…

Fino a pochi anni fa, Io Zingaro era conosciuto da pochi appassionati. Ci si andava d‘estate e si passava qualche giorno in una delle tante calette senza bisogno di tende o sacchi a pelo. Fu così che ci innamorammo di questo meraviglioso angolo di costa.

Allora, era l’inizio degli anni 80, l’istituzione di parchi e riserve in Sicilia era ancora di là da venire. La Sicilia era stata bollata come la macchia nera del Mediterraneo da un‘imponente assise di scienziati riunitisi a Palermo per discutere di ambienti naturali, proprio perchè nella nostra regione c’era un saccheggio incontrollato delle risorse ambientali. Sulle Madonie era stata appena portata a termine la superstrada Petralia-Piano Battaglia, un’opera faraonica che aveva distrutto ambienti pregiatissimi e che aveva fatto dire all’ecologo Zev Nahvè che eravamo della strana gente se ci permettevamo questo tipo di opere che non erano consentite in montagna nemmeno negli Stati Uniti molto più ricchi di ambienti naturali e foreste.

Ed era proprio una strada, con annesse lottizzazioni, che doveva essere costruita tra Scopello e San Vito Lo Capo, che incombeva minacciosa su uno degli ultimi paradisi naturali rimasti nell’isola.

Lo Zingaro non era nell’elenco dei biotopi, in quello delle aree di interesse naturalistico redatto dalla Società Botanica Italiana. Sapevamo soltanto in base ad una indagine che aveva condotto l‘Università di Oxford che vi nidificavano 39 specie di uccelli, un indice questo significativo dell’integrità ecologica dei luoghi.

Sapevamo però soprattutto che era uno dei pochi tratti di costa che non era stato cementificato e che era privo di strade e di seconde case e che era possibile passeggiare lungo la riva senza essere disturbati dai rumori delle macchine. Preparammo un appello indirizzato al presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana in cui chiedevamo che il Parlamento dell’Isola approvasse un disegno di legge, “togliendolo dai cassetti in cui giaceva”, per istituire parchi e riserve.

C’eravamo costituiti in comitato informale composto da rappresentanti delle associazioni naturalistiche WWF, Italia Nostra, Club Alpino Siciliano, dall’Associazione dei Forestali, da alcuni docenti dell‘Università di Palermo e da funzionari dell’amministrazione Forestale.

Raccogliemmo decine di migliaia di firme in tutti gli strati sociali ma soprattutto nelle scuole.

Il 18 maggio 1980, giorno in cui avevamo indetto la marcia per chiedere che venisse bloccata la strada e istituita come prima riserva in Sicilia quella dello Zingaro, ci trovammo di fronte uno spettacolo incredibile. Non era tanto il numero dei partecipanti che ci colpì, anche se il Corriere della Sera definì la marcia il più grande movimento di massa avutosi in Sicilia dai tempi dell’occupazione delle terre, ma la varietà della folla.

In una processione che sembrava non terminare mai le persone uscivano dal tunnel, che si trova nel lato Sud della riserva, e si avviavano lungo il sentiero dello Zingaro verso la Tonnarella dell’Uzzo.

Erano uomini, donne, bambini di tutti gli strati sociali e di tutte le età senza distinzioni di partito.

Nel preparare la manifestazione avevamo messo in risalto che alla creazione della riserva non erano interessati soltanto i giovani, gli sportivi e gli appassionati della natura, ma tutti, quale che fosse la loro età e la loro estrazione sociale. Fu così che alla marcia vennero anche quelle che i giornali definirono le “signore con i tacchi a spillo”.

Forti di questo successo, facemmo una azione di lobby presso I’Assemblea Regionale ed il Parlamento siciliano votò una legge nell’agosto del 1980 che consentiva all’Azienda Foreste di espropriare le aree di interesse naturalistico ovunque ubicate. Fino ad allora infatti gli espropri per motivi di interesse naturalistico si potevano effettuare solo in montagna. Era un risultato che allora ci sembrò notevole. In base a questa legge cominciammo un lavoro che ci consentì di acquisire al demanio forestale lo Zingaro e le aree naturalistiche di Vendicari e Pantalica.

Il semplice esproprio però non era sufficiente. Volevamo che fosse codificato per legge che lo Zingaro, e le altre aree rimaste indenni della speculazione, venissero dichiarate riserve naturali, ma soprattutto venissero gestite come aree protette. Chiedevamo cioè che non solo la caccia venisse vietata come nei demani forestali, ma che fosse impedito il disturbo delle specie animali e vegetali; che non venissero costruite strade e piste; che si impiegassero specie endemiche nei lavori di ricostruzione naturalistica e non eucalitti; che le sorgenti e i torrenti non venissero imbrigliati con il cemento. Una delle argomentazioni che riscuoteva maggiore successo nelle assemblee che tenevamo nei vari paesi (Castellammare, San Vito, Alcamo, ecc.) per chiedere che lo Zingaro fosse dichiarato riserva e che venissero istituiti i parchi dell’Etna, dei Nebrodi e delle Madonie, era quella in cui sostenevamo che la conservazione della natura non era contro il progresso. In Sicilia, dicevamo, c’era posto per i villaggi Valtur o i Club Mediterranee e per lo sviluppo dell’industria e dell’agricoltura, ma chiedevamo che ci fossero aree che rimanessero così com’erano senza alcun intervento, come testimonianza del nostro passato e per il godimento di tutti.

Nel maggio del 1981 venne istituita la riserva. Da allora è cominciato un lavoro che prosegue tuttora per far sì che quest’area possa essere fruita senza che venga alterata. Perché questa e la cosa più importante nella gestione delle riserve: sforzarsi al massimo perchè anche le pietre restino al loro posto.

 

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