PROGETTO WWF PALERMO “CONOSCIAMO IL FIUME ORETO E LA SUA VALLE”
di Giuseppe Casamento
Si è concluso oggi, con la sesta ed ultima uscita, il programma di visite ed escursioni del progetto WWF per la conoscenza del Fiume Oreto.
Almeno 40 persone hanno partecipato all’evento spinti dalla curiosità di conoscere il luogo dove l’Oreto diventa fiume, luogo che perciò è il più emblematico di questo speciale territorio che è il bacino del fiume Oreto. Un luogo prodigioso per l’affioramento in superficie dell’acqua da misteriosi percorsi sotterranei, che nell’antichità doveva perciò essere considerato sacro e visto come una divinità, che in secoli più recenti si è voluta individuare nel dio Oreto.
Già! Nell’antichità delle divinità pagane, tutti le fonti, i luoghi dove l’acqua affiorava prodigiosamente dal sottosuolo erano sacre, perché erano giustamente considerate dei doni della Natura. Tutti avevano libero accesso alle fonti, ma accostandosi ad esse per approvvigionarsi dell’acqua o per lavare i panni, o per le personali abluzioni, ciascuno doveva avvicinarsi con il dovuto rispetto, e ringraziare la divinità del momento storico, per la disinteressata elargizione naturale di un bene primario indispensabile per la vita umana e di ogni essere vivente di qualsiasi specie.
Giustamente chi governava imponeva alla gente comune di venerare questi luoghi attraverso l’instaurazione di un culto nei confronti di specifiche divinità quali il dio dei fiumi, il dio delle fonti o delle sorgenti. Nella mitologia greca i luoghi naturali erano tutelati anche da spiriti femminili, le ninfe, anch’esse oggetto di culto. Vi erano perciò le ninfe dei monti, quelle dei boschi, quelle del mare e naturalmente non mancavano le ninfe dei fiumi e delle sorgenti, che erano chiamate Naiaidi.
La religione come strumento di tutela della natura attraverso l’instaurazione di una sudditanza dei comuni mortali riconoscenti, nei confronti della divinità creatrice e dispensatrice di doni per la vita della creature.
Facendo un salto di 2000 anni, constatiamo che non c’è più alcun senso del sacro nei confronti della Natura. Anzi essa è oggi considerata una nemica dell’Uomo (chissà perchè?), che invano cerca di vincerla e sottometterla alla sua presunta superiorità!
Stranamente l’Uomo non accetta di essere figlio della Natura e pretende e s’illude di poterla modificare a suo piacimento, non considerando le risposte devastanti che puntualmente giungono improvvisamente e inaspettate.
Per questa sua arroganza l’uomo continua a modificare gli ambienti naturali, in particolare le coste del mare e le rive dei fiumi. Pensate che il fiume Kemonia è stato tombato e che il fiume Oreto è stato rettificato e cementificato nel suo tratto terminale (dalla Guadagna alla foce). Sono stati costruiti ponti di vario tipo che, collegando strade e ferrovie sugli argini delle opposte sponde, in qualche caso ostacolano il regolare flusso dell’acqua fluviale. Inoltre il fenomeno dell’urbanizzazione, che ha visto espandere la città di Palermo, si spinge con costruzioni edilizie fino sugli argini a ridosso delle sponde dell’Oreto.
Ma non basta. Per ringraziare il dio Oreto, l’uomo getta nel fiume rifiuti di ogni tipo (anche perché non sa dove gettare certi rifiuti ingombranti e in spesso inquinanti). Perciò confidiamo nell’attuale Amministrazione comunale per una seria presa di coscienza che la induca ad abbracciare una politica della gestione dei rifiuti tale da giungere ad una migliore raccolta differenziata, che sia totale, cioè in tutta la città, e completa, cioè nei confronti di tutti i tipi di materiali. Già! Non basta raccogliere alte percentuali di carta o vetro o plastica. Bisogna pensare anche agli altri materiali, quelli più inquinanti e pericolosi per la salute e per l’ambiente. L’elenco sarebbe lungo e impreciso, ma nel letto del fiume Oreto abbiamo notato fra l’altro copertoni e batterie di automobili o camion.
Questa non è civiltà. Non è civiltà inquinare con i più svariati materiali di questa nostra civiltà (sic!) tecnologica, “fonte” creatrice di ogni tipo di inquinamento.
Sempre per la doverosa riconoscenza degli uomini verso il dio fiume e la dea natura, l’uomo del XX secolo ha provveduto ha realizzare nel 1932 un canale di gronda, il Canale di Boccadifalco, allo scopo di evitare le alluvioni della città, ciò in seguito al disastroso evento dell’anno precedente. Questo canale adduce forzatamente le acque provenienti dai bacini del San Martino e del Vadduneddu di Monreale al fiume Oreto.
Ci può stare. Ma che il canale svolga la sua funzione per la quale è stato giustamente costruito, cioè l’incanalamento delle acque dei versanti montani, verso l’Oreto, anziché verso i quartieri della città. Ma non ci va bene che in tale canale, che dovrebbe accogliere solo acque pulite o quantomeno “naturali”, vengano immessi scarichi fognari di alcuni quartieri pari ad una popolazione equivalente di circa 50.000-70.000 persone. Sono stime, magari imprecise, che possono anche essere ridotte. Ma il problema degli scarichi fognari è certamente il problema principe del nostro sacro fiume, il Fiume Oreto.
14Purtroppo l’inquinamento da scarichi è presente perfino nella magica Fontana Lupo, luogo degno di venerazione. La schiuma di sostanze inquinanti (detersivi?) è abbondantemente diffusa a pelo d’acqua sulla superficie della fonte. Segno che qui giungono gli scarichi di case o abusive o comunque non allacciate alle pubbliche fognature. A quando un progetto di monitoraggio degli scarichi fognari nel fiume Oreto?
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