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Balestrate: alla Forgia ritorna il Giglio marino, Pancratium maritimum

Balestrate, 13/8/23

Ogni tanto belle notizie !

Ad aprile scorso scorso, nell’ambito del progetto ReNature di WWF Italia,  abbiamo fatto un sopralluogo per verificare le condizioni ecologiche della spiaggia della Forgia a Balestrate, nella stupenda cornice del Golfo di Castellammare, tra la foce del fiume Jato e la ex colonia comunale, che è un sito molto importante e delicato da un punto di vista naturalistico ambientale, e avevamo constatato un buon recupero della vegetazione dunale e riparia dopo interventi antropici di notevole impatto.

Abbiamo segnalato alle autorità competenti che non si facesse uso dei mezzi meccanici per la “pulizia” della spiaggia. Avevamo ragione. Grazie per averci dato retta almeno per una volta, adesso Balestrate si ritrova con una spiaggia ricca di Giglio marino che oltre ad essere un importante risultato perché è specie protetta e in pericolo di estinzione, è una pianta che in agosto e settembre fiorisce e profuma, dando un tocco selvaggio e prezioso a questo piccolo angolo di paradiso nella costa occidentale di Palermo che invitiamo a visitare e rispettare come merita. Abbiamo anche notato un incremento dei piccoli limicoli come il Corriere piccolo (Charadrius dubius) che qui si riproduce.

C’è ancora tanto da fare perché al solito l’impatto dell’uomo su questi ambienti è sempre invasivo, auto che attraversano la spiaggia, abbandoni di rifiuti e la poca consapevolezza di preservare un ambiente naturale sono alla base del degrado di queste spiagge che in estate vengono letteralmente invase da cittadini poco civili. Ci auguriamo che anche queste nostre azioni siano da sprono alle amministrazioni di competenza a vigilare sempre per il bene stesso dei propri territori.

Per tutto agosto e settembre avrà la sua splendida fioritura bianca e poi produrrà frutti e semi che verranno dispersi anche in mare poiché galleggianti, se avete voglia di approfondire ecco il nostro report.


Nota: direttiva Habitat tratto da rapporto ISPRA 215/2015

2.1 La Direttiva 92/43/CEE.

La Direttiva europea 92/43/CEE (anche nota come Direttiva Habitat), dalla quale si è originato il processo di costruzione della rete di aree protette Natura 2000, impone agli Stati Membri che l’hanno ratificata l’attivazione di misure di conservazione per le specie e gli habitat Riportati nei suoi allegati (All. I per gli habitat, All. II, IV e V per le specie animali e vegetali). Un elevato grado di attenzione è indicato per specie ed habitat definiti prioritari, per la cui conservazione l’Unione Europea ha una responsabilità particolare a causa della rilevanza della porzione di areale compresa nel territorio degli Stati Membri. La Direttiva prevede anche la realizzazione di attività di sorveglianza e la valutazione dell’efficacia delle misure di conservazione intraprese. Per permettere alla Commissione Europea di valutare i progressi derivati dall’applicazione della Direttiva, ai sensi dell’articolo 17 gli Stati Membri devono redigere ogni 6 anni un Rapporto Nazionale sull’attuazione delle disposizioni adottate, sulle misure di conservazione intraprese e una rendicontazione sullo stato di conservazione degli habitat di allegato I e delle specie animali e vegetali degli allegati II, IV, V, per l’intero territorio nazionale, cioè anche al di fuori delle aree che costituiscono la Rete Natura 2000. Il Rapporto deve essere realizzato sulla base degli standard e dei modelli predisposti in ambito comunitario e reso pubblico dopo essere stato trasmesso alla Commissione. Il terzo Rapporto Nazionale italiano, relativo al periodo 2007-2012, è stato ultimato alla fine del 2013. I dettagli metodologici e una sintesi dei risultati sono riportati in un volume ISPRA di recente pubblicazione (Genovesi et al.,2014), mentre i dati completi (schede di valutazione e mappe) sono reperibili sul sito web europeo della rete EIOnet (European Environment Information and Observation Network) e sul sito ISPRA-SINAnet (Rete del Sistema Informativo Nazionale Ambientale). 6 In generale nel quadro delineato dal Rapporto circa il 50% delle schede di valutazione relative alle specie vegetali e animali e il 67% di quelle relative agli habitat italiani, riportano uno stato di conservazione sfavorevole, con due livelli di criticità: ‘inadeguato’, che indica la necessità di un cambiamento delle politiche di gestione (pur non sussistendo un imminente rischio di estinzione), oppure ‘cattivo’, che indica il serio pericolo di estinzione (almeno a livello locale) per un habitat o una specie. Le indagini svolte confermano ancora una volta la pressione esercitata dalle attività antropiche sulla componente naturale del nostro territorio.

Dal reporting, inoltre, emerge che in Italia gli habitat costieri di interesse comunitario, ovvero tutti gli habitat appartenenti alle macrocategorie costiere di Direttiva (Dune marittime delle coste mediterranee, Dune marittime delle coste atlantiche, del Mare del Nord e del Baltico, Scogliere marittime e spiagge ghiaiose, Paludi e pascoli inondati mediterranei e termoatlantici, Paludi e pascoli inondati atlantici e continentali, Steppe alofile e gipsofile) sono attualmente tra i più minacciati a scala nazionale, con il 40% in stato di conservazione inadeguato e il 46,7% in stato di conservazione cattivo (Biondi, Zivkovic, 2014). Il Rapporto ha messo in luce che in Italia gli habitat dunali sono soggetti soprattutto a rischi connessi all’erosione costiera, all’urbanizzazione e alle infrastrutture dei trasporti (Biondi et al., 2014). Le principali pressioni in questi ambienti sono legate alle attività per il turismo balneare (strade costiere, sviluppo di strutture turistiche e zone residenziali, pulizia degli arenili con mezzi meccanici e livellamento della spiaggia, calpestio, discariche, transito di veicoli sulle dune), ma anche alla diffusione di specie esotiche, all’erosione e ad altre modifiche degli equilibri naturali (drenaggi, opere artificiali di difesa costiera, estrazione di materiali, ecc.).