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WWF: RELAZIONE SU SECONDA USCITA PER IL PROGETTO ORETO

RELAZIONE SULLA SECONDA USCITA DEL PROGETTO WWF PALERMO PER LA CONOSCENZA DEL FIUME ORETO

di Giuseppe Casamento

Più di 60 persone hanno partecipato domenica 23 febbraio c.a. con il WWF Palermo al secondo evento programmato all’interno del progetto per la diffusione della conoscenza del fiume Oreto. Questo dato ci conforta alquanto perché ci rivela quanta sia la sete di conoscenza dei Palermitani riguardo al loro fiume, questo elemento della geografia locale, così prezioso da sempre con la sua valle e così maltrattato oggi già da diversi decenni.

Anche questa volta, come il 2 febbraio scorso, abbiamo dato l’appuntamento al Ponte di Mare, cioè a due passi dalla foce, per due ragioni: perché luogo generalmente noto e facile da raggiungere, e per dare l’opportunità, a chi era stato assente nella nostra prima uscita, di raggiungere e conoscere la foce del fiume, nel suo attuale stato e con i suoi problemi ambientali.

Dopo aver presentato il programma della giornata con i collaboratori di turno, esperti di specifiche materie, Lorenzo Gianguzzi per la botanica, Giovanni Giannone per il paesaggio e Davide Bonaviri per il riconoscimento dell’avifauna, e dopo aver nuovamente osservato la foce, ma stavolta in condizioni di calma e quasi di magra, tali da farci perfettamente osservare il grosso scarico fognario che immette sulla riva dx i liquami dei quartieri della costa SE, ci siamo trasferiti con le auto nei pressi del Cimitero di Sant’Orsola, la cui visita non era programmata perché sarebbe opportuna una visita dedicata che mettesse in rilievo il pregevole monumento duecentesco che contiene al suo interno: la Chiesa del Santo Spirito, detta anche del Vespro.

Abbiamo quindi percorso la stretta e breve Via Buonpensiero, proprio alle spalle del cimitero, sull’argine sx del fiume, dove in case e cortili fatiscenti trovano posto piccoli allevamenti familiari di volatili (oche e galline), ma anche di mucche e cavalli: non abbiamo rivisto la porcilaia di 4 anni fa, quando il WWF ha fatto il censimento del fiume Oreto, nell’ambito della campagna “Libera Fiumi 2010”. Abbiamo invece avuto la buona sorpresa di trovare aperto il cancello che chiude l’accesso alla Via Ponte Rotto, sede di terreni privati con edifici residenziali. Il nome della strada era una garanzia di percorso verso un ponte che c’era un tempo e poi era crollato. Osservando una carta topografica del 1912 si legge, in corrispondenza al sito da noi visitato, il toponimo Mulino Ponterotto accanto ad un edificio in riva sx (col simbolo del mulino) adiacente ad una carrareccia segnata sulle due sponde, ma interrotta nel tratto del fiume: segno evidente che già a quella data il preesistente ponte era crollato. Abbiamo quindi percorso per intero il breve tratto di strada e raggiunto l’argine golenale con vista sul corso d’acqua nel punto in cui (lo conferma la carta topografica) doveva un tempo sorgere il ponte. Il fatto che normalmente il passaggio è chiuso pone uno dei problemi di fruibilità (almeno come accesso per la vista del fiume) dell’Oreto. La strada è privata? Ma la sua intestazione evidenzia che all’origine dovesse essere di pubblico transito. In ogni caso, anche accettando il suo attuale stato di strada privata, non ci sono per legge le servitù di passaggio che consentano di raggiungere (ai liberi cittadini) le rive dei fiumi, di tutti i fiumi, che notoriamente sono demanio inalienabile?

Ci siamo quindi spostati (con le auto) al secondo sito in programma: la via Mulino Carbone. Appena imboccata la via, provenendo da Via Li Bassi, un odore nauseante ci fa guardare a dx, dove da un piccolo edificio sgorga evidente uno scarico fognario, i cui liquami trovano facile discesa lungo la strada stessa versandosi più avanti (meno di 100 m) ad una curva, nei terreni dell’alta sponda sx (che espongono rocce di arenaria), sottostanti all’argine maestro. Ad ogni passo il paesaggio si allarga con belle viste sul sottostante alveo dell’Oreto, che scorre qui nella parte terminale del tratto meandriforme, ma anche verso valle (ci sono vecchie costruzioni in ambito golenale) e verso monte (in primo piano il settore meridionale dei monti che si affacciano sulla Conca d’Oro, da Monte Grifone a Pizzo Valle Fico). Il sito si presta bene alle nostre osservazioni di paesaggio, di botanica e di avvistamento di avifauna. Dopo alcune centinaia di metri un cancello ci sbarra la strada.

Altro breve trasferimento, allo spiazzo dove s’incontrano via San Raffaele Arcangelo, Via Gustavo Roccella e Via Lussorio Cau. Qui possiamo osservare il tratto terminale del Canale di Boccadifalco, canale di gronda, ma, ahimé, usato come fogna per un bacino di utenti (autorizzati?) che si stima superi i 50.000 (cinquantamila) abitanti. I liquami, misti alle acque piovane che s’incanalano dai quartieri periferici a monte della circonvallazione, si versano in questo punto nel fiume Oreto, causandone un grave inquinamento a danno soprattutto di specie vegetali ed animali che altrimenti, in ambiente pulito, troverebbero un habitat favorevole. Il ponte di Corleone, sulla circonvallazione è distante 100 metri.

Ci trasferiamo quindi, con le auto, attraverso lo svincolo di Via Basile/Palermo-Sciacca, sulla carreggiata Sud della circonvallazione, per una breve sosta al bar, e raggiungiamo subito dopo, chi a piedi, chi con l’auto, l’ingresso al terreno in uso alla Cooperativa Sociale “Immagine”, il cui presidente, Sig. Eugenio Zanca, ci accompagna, per un percorso in discesa che attraversa un agrumeto, fino alle rive del fiume, che qui scorre dritto e incassato fra sponde ravvicinate (non come nel tratto meandriforme precedentemente, visitato dove il fiume scorre in un alveo, sì profondo, ma molto ampio e tortuoso). L’ambiente è suggestivo, col corso d’acqua, le strette rive sabbiose, gli alberi che crescono proprio in riva al fiume e il forte raglio di un asino (ospite della Cooperativa, insieme a pochi altri animali) che forse ci richiama all’attenzione dato l’avvicinarsi di un nuvolone che poco dopo verserà su di noi una leggera pioggia.

Abbiamo comunque il tempo di fare un’importante osservazione di una traccia antropica di diversi secoli addietro: l’imbocco di una conduttura, forse un “qanat”, nota al Sig. Zanca, che, programmata la nostra presenza, ci aveva chiesto se potevamo fare la segnalazione agli esperti del CAI di Palermo, per accertare la funzione della condotta scavata nel terreno a ridosso dell’alta sponda del fiume. Sono così giunti all’appuntamento gli speleologi del CAI, prof. Salvatore Sammataro e dott.sa Eugenia Manzella, che calatisi all’interno del profondo foro (lo ha fatto anche il nostro architetto paesaggista Giovanni Giannone, in servizio presso il Comune di Palermo) hanno confermato la natura di condotta idrica, probabilmente di origine araba come tante altre esistenti nella Conca d’Oro e nella Valle dell’Oreto e si sono riservati di tornare con specifica attrezzatura per spingersi all’interno della stretta conduttura e superare alcuni ostacoli, quale p,es. la presenza di acqua stagnante in alcuni tratti.

Si è così conclusa l’interessante giornata di osservazione del SIC (Sito di interesse Comunitario) Fiume Oreto, coronata dalla scoperta di un importante manufatto antropico del passato.

Si è anche concluso il ciclo di due visite in ambito urbano e periurbano, durante le quali abbiamo potuto osservare direttamente i problemi del fiume e le indecenze, quali gli scarichi fognari e le discariche lungo gli argini in luoghi appartati. Indecenze che si possono, anzi si devono eliminare con l’impegno civile delle Istituzioni, alle quali vogliamo fornire un supporto di denuncia.

Ci attende adesso il ciclo di escursioni negli ambiti extraurbani del medio e alto corso del fiume, dove potremo cogliere gli aspetti positivi di una natura straordinaria, e di insospettata bellezza, che finora si è mantenuta parzialmente integra nonostante gli attacchi antropici e che siamo determinati a mantenere per le prossime generazioni con la volontà e l’impegno di tutte le parti interessate.

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